Ma 'sto carrubo..

Non so se sia normale o meno, ma, dopo 9 anni e 731 post, ogni tanto mi viene da chiedermi sicura di avere ancora qualcosa da dire?

(Okay, diciamo pure che me lo chiedo soprattutto dopo aver infilato una serie di post a commenti zero) 

Epperò poi vado a farmi due conti e la verità è lì, innegabile: a 12 anni mi hanno regalato il mio primo diario segreto, di quelli con la copertina lucida e tanto di lucchetto che potevi forzare con la capocchia di un ago. Ufficialmente disperso, ritengo lo usassi soprattutto per segnalare il mio avere indiscussamente ragione in ogni litigio con mio fratello e i miei infuttuosi tentativi di smettere di rosicchiarmi le unghie.









'Sti diari con la cintura di castità sono durati ben poco (più che altro perché nessuno - neanche mio fratello - si è mai sognato di forzarne la segretezza), seguiti a ruota da una sfilza di "taccuini" (era il mio periodo hard boiled, caratterizzato da letture noir e prime avvisaglie di una precoce compulsione per tutto ciò che fosse in vendita nelle cartolerie). Anche di questi taccuini s'è persa traccia, ne ricordo solo uno con un gran carciofo in copertina e le pagine di un bellissimo blu ciano, ma già lì si capiva che giocavo a tirarmela: pagine e pagine sulle quali riportavo fedelmente frammenti di conversazioni sentite in giro o alla tele (esatto: non avevo una mazza da fare, altro che gioventù bruciata).

Col liceo sono arrivate le Smemoranda, o meglio: al ginnasio Smemo formato classico, al liceo Smemo formato pocket, perché ehi, a 15 anni ti senti già molto matura&chic.
Tanto chic che sono tappezzate, le prime, di fotografie di Pierluigi Casiraghi e (scarsissimi) disegni copiati chissà dove, le seconde uguale, solo che nel frattempo mi ero dotata di una scatola di pennarelli Giotto, con grandi miglioramenti quanto meno dal punto di vista cromatico.
La sfilza di Smemo purtroppo fa ancora bella mostra di sé a casa dei miei genitori, rendendomi ancora oggi assai difficile negare l'unica e sola verità che possono testimoniare: nella mia vita di adolescente non c'è neanche l'ombra di una presenza maschile, né tantomeno di un qualsiasi amico a cui chiedere una dedica...
Arrivata all'università, perfino a me è sembrato evidente che continuare su quella china avrebbe comportato il mio ufficiale ingresso nel magico mondo dei disturbi mentali, nonché evidenti tracce di scoliosi per l'essermi ostinata a portare dietro 3 kg di Smemo sulle quali non scrivevo assolutamente niente di rilevante.
In maniera, questa sì, davvero elegante, ho ripiegato su un sobrio quaderno ad anelli dalla copertina all black (su uno analogo, all red, prendevo appunti per la tesi, il che dimostra che, almeno a colori, ero perfettamente allineata), sul quale, in un climax speculativo apparentemente senza fine, ho preso a scrivere tutto - ma davvero tutto - quello che mi passava per la testa.

Porcaputtana, veramente TUTTO..

Il climax di cui sopra ha toccato il suo vertice nelle settimane immediatamente successive alla mia laurea, con annotazioni (miseriaccia, anche estratti testuali di varie conversazioni via mail o SMS) di cui un giorno o l'altro mi verrà chiesto il conto, presumibilmente da un signore barbuto dotato di ali, aureola e un gran mazzo di chiavi.
'Sto cavolo di quaderno, deportato da Napoli alla Sicilia al fine di sottrarlo dalle grinfie di mia madre, è finito nelle grinfie ancora peggiori di Daniele, con effetti sismici&tellurici sulla tenuta del nostro matrimonio che potete ben immaginare.

Après lui, le déluge..

La mia vérve si era finalmente interrotta.. o almeno così pensavo!
Sì, perché, pochi anni dopo, è apparso il Carrubo.. e anche lui, pora stella, rigurgita di osservazioni banali e punti di vista filosofeggianti sull'universo, la vita e tutto il resto.

Insomma: 'sto post è nato per spiegare perché avessi intenzione di darmi alle recensioni bibliografiche e vedi un po' dove è andato a finire...

(Poi uno si chiede com'è che ho prosciugato fiumi di inchiostro per tipo vent'anni senza mai veramente avere niente da dire...)

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