Ora che ci penso, ma da dove nasce lo stereotipo del caffè napoletano?? Non siamo mai stati un popolo di commercianti, non abbiamo relazioni speciali con il Brasile, né abbiamo mai conquistato niente (anzi, a dire il vero a Napoli da conquistatori sono passati proprio tutti, probabilmente solo i Cinesi, finora, non ci hanno ancora onorato..).
Forse, chissà, ha a che vedere con l'edonismo partenopeo, il godersi la vita, il fatto di prendersi una pausa anche quando sarebbe più opportuno dedicarsi ad altro.. chissà!
Tutto questo per dire che io, come napoletana, sono piuttosto atipica: sono sempre puntuale (in realtà sono sempre maledettamente in anticipo), la superstizione mi fa un baffo, non amo particolarmente il mio lavoro ma lo svolgo comunque in maniera egregia, e, soprattutto, ritengo che anche se un nanetto talentuoso ma oggettivamente bruttarello abbia fatto vivere una ventina d'anni fa dei bei momenti calcistici ad una città intera, questa non sia comunque una ragione sufficiente per idolatrarlo ad oltranza e dare il suo nome ai nostri figli ancora nel 2013.
(parentesi: trovo che questa di guardare ostinatamente ai fasti passati, magari senza il sensazionalismo napoletano, ma comunque indietro, sia una caratteristica di noi Italiani tutti: coraggio, ragazzi, le altre nazioni sono capaci di guardare avanti, troviamo anche noi questo coraggio...)
Ecco, torniamo all'incipit: sono una napoletana atipica, a me il caffè... non mi piace!!!
Cioè, non è che mi faccia proprio schifo (oddio.. abbastanza...), è solo che non condivido il piacere che provano in tanti nel gustarsi quella benedetta tazzina..
Lo prendo più come una medicina, tipo quando ho dormito poco e male e allora ho bisogno di qualcosa che mi tenga sveglia a dispetto dell'estrema ripetività delle mie giornate lavorative.
Ma non è sempre stato così...
Lo prendo più come una medicina, tipo quando ho dormito poco e male e allora ho bisogno di qualcosa che mi tenga sveglia a dispetto dell'estrema ripetività delle mie giornate lavorative.
Ma non è sempre stato così...
Breve Cronistoria del Mio Rapporto con la Caffeina
(un argomento che sicuramente vi appassiona a frotte)
Paleozoico: fino quasi ai 18 anni io il caffè non lo consideravo proprio. Anzi, era un'esotica aromatizzazione che veniva usata in casa dei nonni per il latte al mattino: mai che mi riuscisse di farmi comprare del Nesquick, ma quelle belle fette di pane cafone amorevolmente tagliate a cubetti dal nonno finivano immancabilmente in una mistura composta da 25% latte, 25% caffè e il resto puro amore nonnesco.
Uno dei più bei ricordi della mia infanzia.
Età dell'oro: all'università ho scoperto con meraviglia che i miei coetanei non condividevano il mio disgusto nei confronti dell'insulsa brodaglia, ma, anzi, la ricercavano! Andavano al bar apposta!!! Okay, ad essere onesti c'era qualcosa in quel rito dell' "andiamo a prenderci un caffè" che mi affascinava, ma non avrei mai potuto convertirmi a quel gusto acido e amaro.. da qui nasce la lunga serie di surrogati che mi inventavo per essere anche io invitata al bar evitando però il caffè tout court: cappuccini, succhi di frutta, tè, gelati, cioccolate.. ehi!!! Forse ho finalmente capito le origini del mio sovrappeso!!!
Era classica: Agosto del 2001. Parto alla volta di Dresda per un corso universitario che mi terrà impegnata 5 mesi nel (vano ed illusorio) tentativo di imparare un po' di tedesco. Ripeto: parto (da Napoli) ad Agosto (intorno al 15). Come volete che fossi vestita??
Peccato che io il sole l'abbia salutato all'areoporto di Capodichino per rivederlo poi esattamente nello stesso posto 5 mesi dopo: in Germania solo piogge, nebbia, temporali, freddo!!!
Peccato anche che la Swiss Air abbia generosamente pensato di omaggiare i miei bagagli di una gita fuoriporta in Thailandia, e che me li abbia restituiti solo dopo 2 settimane nel corso delle quali la sottoscritta è sopravvisuta solo grazie a un Dio-l'abbia-in-gloria maglione con le renne (preso in prestito da Waldus il finlandese), una felpa dell'università di Yale (presa in prestito da Timothy l'americano e mai restituita) e litri e litri di caffè lungo teutonico assunti nel solo scopo di mantenere la temperatura corporea sopra i 12 gradi.
Medioevo: l'esperienza tedesca mi ha così lasciata confusa e disorientata. L'unica napoletana che abbia imparato ad amare il caffè in Germania torna in patria senza avere più una posizione chiara da assumere a fronte del fatidico "chi vuole il caffè?" con cui si conclude ogni pasto italiano.
In attesa di illuminazioni, mi do ai compromessi, e comincio a prendere sistematicamente il caffellatte come colazione.
Rinascimento: è l'epoca dei succedanei: nocciolati, mokaccini, cremini e via discorrendo. A me torna l'ansia dell'essere inclusa negli inviti al bar e mi do alle sperimentazioni, senza però trovare sostanziale soddisfazione nell'ingurgitare caffeina allo stato puro (e se è per questo manco agli stati modificati).
Età dei lumi: improvvisamente, senza che niente l'avesse preannunciato o lasciato solo immaginare, alla domanda "chi vuole il caffè?" comincio a rispondere in senso affermativo, sempre, e senza neanche sentirmi ogni volta come San Lorenzo sulla graticola.
Desidero il caffè.
Voglio il caffè.
Richiedo il caffè.
Peccato che nel frattempo amici, familiari e baristi si siano abituati al fatto che io non ne prenda, per cui, puntualmente, si dimenticano di preparare anche la mia tazzina.
Era moderna: nel frattempo, per fortuna/purtroppo, ho trovato lavoro. Le pausa caffè diventano un elemento essenziale delle mie monotone giornate, l'occasione per scambiare due chiacchiere con Patrizia al mattino (cosa hai fatto nel week end, cosa hai cucinato ieri sera, quanto è stronzo il direttore...) e per defilarmi quando vedo entrare qualche cliente ostile al pomeriggio.
Mi piace? No, piacermi mi pare un'espressione un po' forte.
Lo apprezzo, diciamo.
In rare occasioni ne sento addirittura il bisogno.
(Nel disgusto generale) continuo a bere persino quello lungo, per dire.
Cosa ci riserverà il futuro? Quali colpi di scena conserva ancora il fato per questo controverso rapporto di odio-odio-rispetto reciproco-odio-sana diffidenza?
Soprattutto: chi ha avuto il coraggio di seguire fin qua queste farneticazioni??
Ahahahahahah!!! Questo brillante post mi ha fatto pensare alla mia relazione col caffè!!!
RispondiEliminaIl mio grande problema è: mi scoccia prepararlo! per cui l'impegno che ci metto si concentra tutto alla mattina quando ci schiaffo tre tazzine nel latte! Il resto della giornata, se qualcuno me lo prepara bene, altrimenti sto benissimo senza!
Che era sarà la mia?
Credo di condividere appieno la tua evoluzione caffeinica... per il momento sono all'età dei lumi, mi faccio il caffè da sola e me lo faccio doppio, giusto per mantenere le palpebre aperte, e mio fratello, che vive a Torino e mi vede circa 4 o 5 volte l'anno, ogni volta mi chiede :"E tu da quando in qua prendi il caffè?" :-D
RispondiEliminaVabbè, sono Lucy
RispondiEliminabello, oggi ho snoopy e lucy come special guest!!!
RispondiEliminahaaha, che cronistoria...interessante. Il mio rapporto con il caffè è molto meno avventuroso: normale con un cucchiaino e mezzo di zucchero, da ripetersi più volte al dì, al bisogno :D!!
RispondiEliminableah!....io odio il caffè... cerco da anni il modo opportuno per toglierlo anche dal tiramisù.... durante l'inverno Dukaniano ho iniziato a metterlo nel latte, solo perchè la cosa che odio più del caffè... è il latte ^__^
RispondiEliminaComunque quel gusto amaro proprio non mi garba... una volta sono riuscita a metterci; 3 cucchiaini di zucchero, un po di latte e una spruzzata di panna=niente da fare...l'amaro si sente, SEMPRE.
BACIO BACIO
@barby, ma l'inverno dukaniano è tipo una delle mie ere geologiche del passato, o una roba tipo winter is coming??
RispondiElimina@vale: la sanità del tuo rapporto col caffè lascia pensare che le idiosincrasie si nascondano in qualche altro posto: scava, ragazza mia, scava..
ihih è un era che si ripropone...quando l'ago della bilancia inizia a collassare... ecco che ritorna prepotentemente l'inverno dukaniano ^__^
RispondiEliminaahahah carinissima la storiella del caffè, anche a me non piace puro, il ginseng al contrario lo adoro!
RispondiEliminase ti va passa a trovarmi: http://viviconvivi.blogspot.it/
Ho imparato a prendere il caffè l'estate scorsa per bisogno indotto, lavorando in caffetteria servendo tutti quei caffè e sentendomi dire ogni santa volta "è proprio buono questo caffè" allora ho ceduto anch'io. Adesso mi sento più normale e mi godo la pausa caffè con un magnifico espresso ristretto così finisce subito.
RispondiEliminaquante storie dietro una semplice tazzina di caffè...
RispondiEliminaassia, quel "così finisce subito" mi ha fatto sbellicare!!!
Io..... e mi sono anche divertita! Non amo molto il caffè, al bar al classico invito "un caffè?" rispondo "succo di frutta, grazie, alla pera".... qualche volta cedo, ma rigorosamente decaffeinato e macchiato (e con tanto zucchero). Il caffè del bar è troppo forte per me, il gusto mi disturba.... è la prima cosa che mi disgusta quando sto male... che strano!
RispondiEliminaLo metto nel latte al mattino e poi basta. Alla pausa caffè con i colleghi io prendo sempre thè. Ho attraversato il periodo "orzo" che è abbondantemente passato, ma resto una fedele del thé....... soprattutto Earl grey.......
ahahahah clara, non appena mi è arrivata la notifica del tuo commento ho guardato l'orologio e mi sono detta "o mi commentano dall'australia, o questa deve essere clara..."
RispondiEliminaAllora non sono l'unica a svegliarsi prima del sole...per correre a bere il primo caffé della giornata! Io amo il caffé. Le mie prime parole al risveglio rivolta al maritozzo sono: " Accendi la caffettiera". Poi riempio di caffé anche il mio latte.Vivo le prime tre ore al lavoro in attesa della ricreazione per fiondarmi alla macchinetta. Dopo la tazzina postprandiale , però, la mia frenesia caffeinomane si placa. Mai preso un decaffeinato ( se non mi sveglia che piacere è?). Sarà per questo che sono frenetica e iperattiva fin dalle cinque del mattino? Buona giornata e buon caffé a tutti (a proposito...sono al terzo, contando quello del latte)
RispondiEliminaliria, mi hai dato un'idea per il prossimo post: "triste&inutile come il caffè senza caffeina (e la birra senz'alcool").
RispondiEliminaIl tuo commento ci voleva, mi stavo convincendo che quella degli estimatori del caffè fosse tutta una bufala messa in circolazione dal Dott. Illy...
la definizione "come se fosse una medicina" la uso con una certa frequenza. se ti fa stare meglio siamo in 2, anch'io napoletana e non apprezzo il caffè, fatta ovvia eccezione per quello nel latte la mattina e a qualche raro (tipo 3 all'anno???) caffè bevuto nell'esigenza speranza di tenere gli occhi aperti...poi da qualche settimana l'assurda scoperta...Forse mi piace!!! bha, chi mi capisce!
RispondiEliminaciao napoletana strana!
Sara
io!!! e dire che quasi in tutte le email... te l'ho propinato!!!! perdono!!!!
RispondiEliminaA. Ct.