Avvertenze per la lettura del
seguente post: "expat" è un termine forte. La patria è una, lo so da
me, ed ho sostenuto questo concetto con inflessibile convinzione in una
serie infinita di battaglie di idee (che sistematicamente si concludono
senza vincitori, né vinti, né idee). Ma io persisto, anche se quando
arrivo a citare Marzo 1821 la maggior parte degli interlocutori mi manda giustamente a fanculo.
Perché
dunque uso termini impropri, stiracchiandone ed alterandone il
significato finché non assumono aspetto e sembianze di cose buffe?
Si chiama ironia..
(la sottoscritta, qui, sa benissimo che un giorno morirà ammazzata dalle conseguenze di una battuta che era meglio non fare, ma, tutto sommato, ha deciso che va bene lo stesso...)
(la sottoscritta, qui, sa benissimo che un giorno morirà ammazzata dalle conseguenze di una battuta che era meglio non fare, ma, tutto sommato, ha deciso che va bene lo stesso...)
Breve
excursus biografico: sono nata, ed ho vissuto per molto tempo, a
Napoli. La mia famiglia è di origini pugliesi e marchigiane, per cui ho
molto frequentato persone e luoghi di queste regioni. Poi ho vissuto per
periodi lunghi a Roma e nelle Marche stesse. Per periodi più brevi ho
vissuto a Firenze, Dresda, Londra, Milano.
Ora sono in Sicilia da circa 8 anni.
In
tutto questo ho sempre amato viaggiare e confrontarmi con persone di
Paesi diversi, per cui la mia lista di amici su Facebook sembra un po'
la camera bassa delle Nazioni Unite (ne sono anche abbastanza
orgogliosa).
Tutta
'sta manfrina per dire che, dal mio piccolo e limitatissimo punto di
vista, un pochino di gente e di posti li avrei visti. Poi, vabbè, ognuno
è condizionato dal proprio vissuto, su questo non ci piove. Ma, a meno
che non vogliamo decidere che è meglio che ognuno si tenga le proprie (personali - discutibili - limitate) opinioni per sé, o, meglio ancora, che non abbia per niente opinioni, io vado avanti a diffondere impunemente le mie.
Cari miei, c'è poco da fare: vivo in Sicilia, sono circondata da Siciliani. E, vivendoci da expat, non posso non notare gli aspetti buffi, le idiosincrasie, i modi di dire e di fare tipici di questi luoghi. E l'ironia è la mia maniera di approcciarmi alla vita: a seconda dei casi ironizzo su me stessa, su mio marito (neanche lui gradisce troppo), sul mio lavoro, sui cavolfiori e sui re.
Fatevene una ragione, oppure cambiate canale.
Vivessi a Poggibonsi, starei probabilmente ironizzando sull'aspirazione delle gutturali, più a nord gli articoli determinativi sarebbero l'oggetto di molti miei spassossimi post.
Invece vivo in Sicilia, vi tocca sentirmi blaterare di quando io e Fabio Fazio siamo saltati sulla poltrona alla terza "mano d'aiuto" infilata in due minuti da Alfano, o dei doppi sensi beceri che costituiscono il nocciolo dell'umorismo locale (l'insalata con-dita...una donna de-Licata..).
Prendere in giro, per me, non vuol dire criticare. Se a qualcuno dovessero interessare le mie critiche, quelle serie, ne sarei ben lieta, ma accordiamoci prima per prendere un caffè insieme, ché la parola scritta (permettetemi un ultimo slancio di presunzione: la parola letta) è facile agli equivoci.
E ancora: criticare A non vuol dire assolvere B, vuol solo dire che stiamo parlando di A, se poi vogliamo parlare di B sono disponibilissima, e in qualsiasi discussione su Napoli mi troverete più spesso tra le fila dei detrattori, piuttosto che tra quelle dei difensori.
Tempo fa in nome, forse, del politically correct, mi è stato chiesto se c'è qualcosa che mi piaccia, oltre alle cose che "critico". Ebbene sì, qualcosa c'è e mi spiace se vi sembreranno tutti aspetti da cartolina, ma a me piacciono la luce, le isole, la letteratura (deo gratias, almeno un'opera di ingegno) e i semini di sesamo sul pane.
E dei Siciliani? Onestamente se mi venisse chiesto di indicare qualcosa dei Siciliani che mi affascini particolarmente, no, non saprei dirlo. Niente che possa individuare come tratto comune, o che comunque caraterizzi a mio avviso la gente di qui rispetto al resto del Paese.
Non dico che qui non ci sia brava gente, assolutamente (anzi, è pieno di persone perbene), dico solo che non mi verrebbe da dire "i Siciliani sono gente onesta/orgogliosa/corretta/altruista", o che una qualsiasi di queste o altre caratteristiche sia più diffusa qui che altrove in Italia.
Che vi devo dire, forse 8 anni sono ancora pochi, forse avrò un'illuminazione più in là...
Ecco, sintetizzando, questo è il mio (opinabile e personalissimo) punto di vista sull'intera faccenda.
Spero di non aver offeso la sensibilità di nessuno.. e, per approfondire, vi aspetto tutti con la moka pronta..
:)
Cari miei, c'è poco da fare: vivo in Sicilia, sono circondata da Siciliani. E, vivendoci da expat, non posso non notare gli aspetti buffi, le idiosincrasie, i modi di dire e di fare tipici di questi luoghi. E l'ironia è la mia maniera di approcciarmi alla vita: a seconda dei casi ironizzo su me stessa, su mio marito (neanche lui gradisce troppo), sul mio lavoro, sui cavolfiori e sui re.
Fatevene una ragione, oppure cambiate canale.
Vivessi a Poggibonsi, starei probabilmente ironizzando sull'aspirazione delle gutturali, più a nord gli articoli determinativi sarebbero l'oggetto di molti miei spassossimi post.
Invece vivo in Sicilia, vi tocca sentirmi blaterare di quando io e Fabio Fazio siamo saltati sulla poltrona alla terza "mano d'aiuto" infilata in due minuti da Alfano, o dei doppi sensi beceri che costituiscono il nocciolo dell'umorismo locale (l'insalata con-dita...una donna de-Licata..).
Prendere in giro, per me, non vuol dire criticare. Se a qualcuno dovessero interessare le mie critiche, quelle serie, ne sarei ben lieta, ma accordiamoci prima per prendere un caffè insieme, ché la parola scritta (permettetemi un ultimo slancio di presunzione: la parola letta) è facile agli equivoci.
E ancora: criticare A non vuol dire assolvere B, vuol solo dire che stiamo parlando di A, se poi vogliamo parlare di B sono disponibilissima, e in qualsiasi discussione su Napoli mi troverete più spesso tra le fila dei detrattori, piuttosto che tra quelle dei difensori.
Tempo fa in nome, forse, del politically correct, mi è stato chiesto se c'è qualcosa che mi piaccia, oltre alle cose che "critico". Ebbene sì, qualcosa c'è e mi spiace se vi sembreranno tutti aspetti da cartolina, ma a me piacciono la luce, le isole, la letteratura (deo gratias, almeno un'opera di ingegno) e i semini di sesamo sul pane.
E dei Siciliani? Onestamente se mi venisse chiesto di indicare qualcosa dei Siciliani che mi affascini particolarmente, no, non saprei dirlo. Niente che possa individuare come tratto comune, o che comunque caraterizzi a mio avviso la gente di qui rispetto al resto del Paese.
Non dico che qui non ci sia brava gente, assolutamente (anzi, è pieno di persone perbene), dico solo che non mi verrebbe da dire "i Siciliani sono gente onesta/orgogliosa/corretta/altruista", o che una qualsiasi di queste o altre caratteristiche sia più diffusa qui che altrove in Italia.
Che vi devo dire, forse 8 anni sono ancora pochi, forse avrò un'illuminazione più in là...
Ecco, sintetizzando, questo è il mio (opinabile e personalissimo) punto di vista sull'intera faccenda.
Spero di non aver offeso la sensibilità di nessuno.. e, per approfondire, vi aspetto tutti con la moka pronta..
:)
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