Trasferte

Settimana scorsa ho fatto un'esperienza che, stranamente, non mi era mai capitato di fare nella mia incommensurabilmente lunga ed estenuante vita lavorativa: tre giorni di trasferta o "missione", come si dice nel nostro mestiere.

Stranamente perché è davvero strano che finora non mi sia mai capitato di dover sostituire un collega malato o in ferie, specie nei primi anni, quando ero l'ultima arrivata, e ancor più strano è che me l'abbiano chiesto ora che ho raggiunto uno "status" che mi metterebbe nella posizione di dire di no.
E difatti tutti i miei colleghi hanno detto di no, accampando una scusa o l'altra, finché proprio non mi sono offerta io.

Perché l'ho fatto? Un po' perché sono una persona curiosa, e le esperienze nuove mi attraggono anche quando non hanno chissà quale sex appeal.
Un po' perché negli stessi giorni si elaborava il piano ferie e, visto che in virtù del mio vivere lontano dalla famiglia d'origine vengo favorita in periodi "hot" tipo Natale, mi sembrava giusto dare un segno di collaborazione.

(Che poi la stragrande maggioranza dei colleghi, e dei lavoratori tutti, sembra aver ben presente solo i propri diritti ed aver completamente dimenticato il concetto di "dovere", cosa ancor più paradossale nel contesto occupazionale dei nostri giorni, beh, questo è un altro argomento, che mi piacerebbe affrontare prima o poi...)

Comunque sia ho preso su la mia automobilina e mi sono diretta nel ridente villaggio di Cattolica.
Ora lo so che a sentirne il nome a molti di voi si formeranno in mente immagini di ombrelloni e piadine allo scquaquerone, ma niente di più sbagliato (anche perché col cavolo che posso arrivare in auto sulla riviera romagnola!).

Cattolica, anzi, Cattolica Eraclea è un paesetto dell'agrigentino, e già qui ho commesso il primo errore, pensando che per tre giorni me ne sarei andata a mangiare pesce.. macché! Ad un certo punto il navigatore mi ha costretta a lasciare la litoranea e mi ha diretta attraverso curve e tornanti con boschi di conifere e le caprette che mi facevano ciao..

Errore mio, lo ripeto, che vivo così fortemente la dimensione marittima di queste zone che finisco per dimenticare completamente che a pochi km si trovano già belle montagne (e che comunque prima di partire per una qualsiasi destinazione che non conosco un'occhiata a Googlemaps potrei pure darla..).



Insomma: una curva dopo l'altra arrivo in paese e, ragazzi.. che paese! Colpa anche del navigatore che sceglie i percorsi più impervi e sgarrupati, ma, credetemi ad un certo punto ho proprio pensato di trovarmi nel bel mezzo del set di un film di Tornatore.


Un po' trafelata raggiungo la sede, preoccupandomi anche che, dovendo assorbire i valori in carico al collega che sostituivo, avrei perso un po' di tempo prima di essere operativa, creando un disagio alla clientela.
Orario standard di apertura: 8:25.

Alle 8:40 la sede era sempre chiusa.

Alle 8:50 cominciavo a chiedermi se per caso nelle realtà rurali a mia insaputa l'Azienda non adottasse orari differenti, quando... ecco arrivare il Direttore!
Insomma, per farla breve ho anche avuto un bel po' di problemi tecnici per cui il servizio al pubblico non è cominciato prima delle 9:30.. e.. incredibile! Nessuno si è lamentato!!!

Adesso capiamoci: solitamente io non lavoro in una metropoli dell'industrioso Nord, ma ad Agrigento, eppure anche lì se ti alzi 5 minuti dal tuo posto per andare in bagno senti la gente mugugnare e se ti assenti perché magari devi sbrigare qualche lavoro interno le lamentele proprio non si contano più.
Qui c'era una calma, una rilassatezza, un senso del rispetto.. che purtroppo altrove si è già perso da tempo. Chi poteva ha scelto di tornare più tardi, chi non poteva si è accomodato di buon grado, qualcuno è andato a prendermi la colazione al bar e qualcun altro mi ha portato asparagi selvatici raccolti quella stessa mattina.



La faccio breve? Non solo ho passato tre giorni di vacanza, ma proprio mi è sembrato di fare un altro mestiere, tante erano le differenze col mio vissuto quotidiano.

E il percorso in auto?

Di sicuro fare ogni giorno un'ora e mezza di tragitto in macchina alla lunga stanca.. ma io, che di solito al lavoro vado a piedi, ho apprezzato anche questo ritaglio di tempo che ho avuto tutto per me, tempo per lasciar fluire i pensieri, per ascoltare musica, per osservare il paesaggio intorno..

5 commenti :

  1. Esistono ancora dei luoghi a misura d'uomo, basta cercarli! Io ricordo con particolare affetto la mia "campagna calabra", dove ho fatto esperienza di accoglienza e di solidarietà. A volte in città si è un po' "distratti"...

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    1. solo pochi km e si aprono tutt'altri universi.. io sono ancora esterrefatta..

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  2. Ho una cara amica di Cattolica Eraclea :D che bello vedere che i suoi racconti da Sud disperso nel nulla e lento, sono davvero reali :D

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    1. Il mio bello è molto ironico ^^

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    2. io invece non volevo essere così ironica...
      cioè.. quando parlo di "industrioso nord" prendo atto di un dato di fatto, o quanto meno di un dato largamente riconosciuto, ma non intendevo dargli valore in senso assoluto.
      per dirla ancora più chiaramente: non sono mica sicura che viva meglio chi corre da un posto all'altro, rispetto a chi apre una filiale con mezz'ora di ritardo..

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